Come un libro può raccontare il senso di una relazione
- Laura Valsecchi
- 11 ago
- Tempo di lettura: 2 min
Leggere “La felicità di Emma” è una testimonianza reale di come una vera relazione possa trasformare le persone coinvolte e lo fa grazie a una scrittura concreta, reale, genuina, dove l’autrice non ricorre a parole poetiche, seducenti. Tutta la storia viene raccontata come se fosse una descrizione, ma è proprio questa caratteristica, questo rimanere con i piedi per terra che è, a mio avviso, la semplice bellezza di questo libro.
Si conosce per primo Emma, una donna rude di cui subito si sente, “la sua pelle dura”, la sua scontrosità, si conosce la ruvidezza nel suo modo di vivere e nell’ occuparsi si sé, dove la sua femminilità viene negata, maltrattata, sporcata. “La stanza da letto di Emma era un porcile: la biancheria sbucava fuori dall’armadio…”. Si incontra poi parallelamente Max, un uomo qualunque, imprigionato nella sua vita, ogni giorno uguale a se stessa: “ ..i suoi libri erano allineati con metodo nello scaffale. Mai letti. I libri che leggeva li prendeva in prestito. I suoi volumi non li toccava nemmeno...aveva stabilito un programma settimanale preciso per la colazione..”
Ed è proprio un evento ac-caduto e per questo inaspettato, non pensato che diventa l’occasione per entrambi di una nuova possibilità di vivere. Naturalmente non basta che le cose accadano, il romanzo ci racconta di come sia la curiosità e l’aprirsi all’estraneo, al nuovo a portare con sé l’enzima attivatore per la trasformazione.
Emma scopre parti della sua storia fino ad allora rimosse, è solo con la vicinanza di Max e l’entrare in relazione con lui che ciò è possibile: “…si sentiva come se avesse aperto la porta di una stanza che non aveva mai notato. Come se finalmente le fosse venuto in mente qualcosa che aveva dimenticato da un pezzo, che aveva sempre avuto sulla punta della lingua e non era mai affiorato alle labbra.” E così è lo stesso Max, uomo inibito e triste, afflitto da una notizia che lo riguarda che si accorge che “ di solito stava con i suoi genitori, genitori molto premurosi, senza dubbio. Ma non avevano mai gridato di gioia o fatto i salti per la felicità..”
Si assiste così a questo avvicinamento tra i due, che all’inizio sembra impensabile e che assomiglia più al rimanere fermi su vecchie modalità difensive ben oleate, per poi, lentamente, aprirsi alla possibilità dell’incontro grazie all’ascolto di qualcosa di nuovo e inaspettato che nasce dentro di sé: “Max stava piangendo. Di nuovo! Cosa significavano tutte quelle lacrime?... Nel poco tempo che aveva passato con Emma aveva vissuto con più intensità e aveva provato più emozioni che in tutta la sua vita precedente..”
Emma dal canto suo, grazie all’incontro pelle a pelle con Max, “poteva dar libero corso a tutta la sua rabbia. Emma si divincolava in preda alle sue vecchie paure e Max le scacciava una alla volta a forza di carezze. Emma gridò e Max la tenne stretta.”
Penso che questo libro abbia la capacità di ricordarci con molta semplicità che l’unica possibilità che abbiamo è quella di poter fare esperienza di una relazione vera, viva che permetta di entrare in con-tatto, con sé stessi e con l’altro nel tentativo di vivere una vita “quasi soddisfacente”.
Conosco te, che sei diverso da me, così conosco me.
La felicità di Emma, Claudia Schreiber Keller editore